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Un libro atteso da molti anni nella nostra terra, un’opera che mancava nel panorama di saggi tematici fin dai tempi di quel meraviglioso Cultura egemone e culture subalterne di Alberto Maria Cirese, che agli esordi degli anni Settanta aprì un imprescindibile dibattito metodologico fra quanti si interessavano e si sarebbero occupati in seguito di demo-etnoantropologia: ecco cos’è in sintesi questo importante saggio firmato da Andrea Del Favero. Un bel libro che attribuire solamente al campo dell’etnomusicologia parrebbe riduttivo per le suggestioni, gli approfondimenti e le intuizioni che è capace di veicolare ad uso degli specialisti per la serietà dell’indagine, ma anche al più vasto pubblico dei curiosi e degli appassionati per il ricorso a un registro illustrativo accattivante e di facile comprensione, volutamente distante da quell’Accademia che sempre più spesso, purtroppo, si rivolge ad una limitata cerchia di iniziati, incapace di coniugare la profondità dei contenuti con la difficilissima arte della divulgazione.
Angelo Floramo
ANDREA DEL FAVERO
Nato a San Daniele del Friuli, ha ottenuto la maturità classica, proseguendo poi negli studi di storia e storia delle tradizioni popolari presso le Università di Padova e Trieste. Attivo fin da giovanissimo nel settore dello studio e della difesa della lingue e delle culture minori, nel 1981 ha fondato, e diretto per sei anni, la rivista Folkgiornale. E’ stato per quattro anni direttore responsabile dei mensili TuttoUdine, TuttoPordenone e TuttoBelluno. Ha svolto ricerche sulla musica popolare friulana e delle zone limitrofe, curando la realizzazione di numerose mostre e pubblicazioni. Come musicista ha iniziato nel 1982 con il gruppo La sedon salvadie, nel quale ancora oggi milita e con il quale ha inciso sette dischi, facendo parte dei gruppi Current, Moia (music of the Italian Alps), Adio, Leòn! e Tischlbong. Nel 1995 ha curato la direzione artistica, insieme con Adele Di Palma, del progetto discografico Canti randagi, in omaggio a Fabrizio De André. Nell’aprile 1995 è stato insignito del premio Moret d’aur, per il lavoro a favore della musica friulana. Nel 2005 ha prodotto un lavoro de- dicato a Timau insieme con Lino Straulino. Nel 2010 ha diviso condiviso con Alberto Grollo e Dario Marusic la composizione e la produzione per conto dell’UNESCO della Sava Suite, dedicata alle culture del bacino del fiume Sava. È direttore artistico, fin dalla prima edizione (nel 1979, come Fieste di chenti) di Folkest, il più grande folk festival del Sud dell’Europa.